È inverno, la vite si gode il meritato riposo dopo la vendemmia. Le foglie sono già cadute e i rami spogli e intricati restano appoggiati alle spalliere. È questo il momento dell’anno in cui si svolge la potatura.
L’operazione apparentemente banale, in realtà, influenza in modo significativo la vita della pianta e la quantità e qualità dell’uva che verrà prodotta. Come dice il maestro potatore MarcoSimonit: “la vite è una liana, la pianta libera di crescere diventerebbe una lunga liana informe”. La potatura determina la forma e il volume della vite, permette di effettuare la scelta delle gemme fruttifere e creare l’ambiente più idoneo alla crescita del grappolo. Si tratta dell’operazione annuale più importante che ha effetti anche sulla salute e la longevità della pianta.
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Per assicurarsi una resa di qualità, la vite viene meticolosamente curata ed accudita. Basti pensare che le scelte iniziali di impostazione del vigneto sono indicate con il termine “forma di allevamento”, quasi a paragonare la pianta più a un animale che a un vegetale, rendendo bene l’idea di quanta cura e dedizione serva nel mantenerla. Nei primi anni di crescita, la potatura conferisce alla vite la forma prescelta dal produttore. Un procedimento delicato che necessita della giusta dose di sensibilità e competenza.
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Potare richiede una notevole abilità e conoscenza dall’anatomia della vite. È una delle poche attività in vigna in cui la presenza dell’uomo è imprescindibile. Ancora oggi, nell’era della meccanizzazione, la potatura si svolge in maniera manuale e richiede molto tempo e concentrazione.
La potatura è espressione di quella ciclicità tipica della campagna, di quella progettualità che sta dietro al raggiungimento di un raccolto. Gesti che si susseguono in maniera precisa, quasi automatica, scanditi da tempi ben precisi, in un rituale che si ripete ogni anno. È affascinante pensare che un lavoro compiuto nel silenzio delle gelide mattine invernali possa poi trasformarsi in un risultato che si vedrà soltanto nell’autunno successivo.
In questi giorni mi fermo spesso sulla via per Poggio Casciano, una delle Tenute di Ruffino, a osservare i professionisti che potano nelle vigne. Li vedo che procedono lenti ma costanti e sicuri. La sicurezza di chi ha esperienza. Ho provato qualche volta a cimentarmi io stesso nella potatura, e vi assicuro che il processo si rivela assaiarduo per un profano. Ho impiegato delle ore a potare un solo filare: non soltanto per la mancanza di esperienza ma anche per quel senso di responsabilità dovuto alla consapevolezza di avere tra le mani il futuro della pianta.
Solo provando con le proprie mani ci si rende conto della fatica e dell’importanza di questo gesto che si ripete instancabilmente ogni anno nelle nostre campagne.
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